Siamo tutti mamma orsa.


by Paola Re
Gentilissimi, dopo ventiquattr’ore di mobilitazione pro e contro mamma orsa Daniza, l’ultimo aggiornamento sul caso è che Daniza avrà salva la vita e i suoi due cuccioli non resteranno orfani. L’orsa verrà infatti catturata ma non abbattuta sulla base di un’ordinanza firmata dal vicepresidente della Provincia Autonoma di Trento, Alessandro Olivi, sentito anche il presidente Ugo Rossi. Si legge nell’ordinanza: “Il ricorso alla soluzione dell’abbattimento rimane come ipotesi estrema qualora l’animale, durante l’operazione di cattura, dovesse provocare un imminente, grave e non altrimenti evitabile pericolo per gli operatori e per terzi”. Si tratta di una decisione “che prende atto del profilo di pericolosità che si è determinato, sulla base degli accertamenti compiuti dagli organi provinciali competenti, e che impone un intervento urgente per garantire il massimo livello di tutela della pubblica incolumità”.
Pensando da dove siamo partiti, cioè dalla decisione di abbattere la mamma, dovremmo essere lieti della notizia ma io non lo sono affatto perché temo sempre il fuoco sotto la cenere. Non vedo il motivo per cui una mamma debba essere catturata solo perché ha fatto la mamma. Dove sta la sua pericolosità? Se le si permette di fare ciò che è nella sua natura, seguendo le regole che impone il parco (cosa che non è stata fatta), non vedo quale “imminente, grave e non altrimenti evitabile pericolo per gli operatori e per terzi” possa insorgere.
E’ chiaro che l’incidente di Pinzolo si è verificato proprio per la negligenza o l’inesperienza del cercatore di funghi che
non conosceva le linee guida riferite agli orsi redatte dal Parco Adamello Brenta: “Se ti imbatti in un mio cucciolo, non avvicinarti per osservarlo da vicino, ma allontanati con cautela, ritornando sui tuoi passi.” L’uomo ha fatto il contrario, forse per vedere i cuccioli, e l’orsa, avvertita la sua presenza, gli si è avventata contro graffiandolo e mordendolo.
La buona notizia è che le condizioni del ferito non siano preoccupanti e gli auguro di rimettersi in perfetta salute in breve tempo. Tuttavia non è lui la sola vittima della vicenda perché lo è anche Daniza: sono entrambi vittime della disinformazione e della mancanza di una cultura naturalistica che porta inevitabilmente a complicare la convivenza tra animali umani e non umani. Non si capisce perché, tra gli uni e gli altri, qualcuno debba sempre essere sacrificato, quando basterebbe rispettare le regole per salvare gli uni e gli altri. Non sono esperta di tesserini e corsi per diventare cercatore di funghi ma mi chiedo se i cercatori di funghi, almeno quelli del Trentino, non abbiano una sorta di vademecum su come comportarsi in caso di incontro ravvicinato con un orso.
La vicenda è parsa subito una buona occasione per fare scoppiare tra i partiti politici l’immancabile querelle “abbattimento sì-abbattimento no”. C’è chi ha presentato un’interrogazione in cui si chiede, “un’azione ferrea di prevenzione totale dei pericoli” auspicando “soluzioni definitive, come succede in paesi limitrofi”.  C’è chi ha scritto: “La ricaduta sull’immagine del Trentino nel resto del paese, nel bel mezzo del Ferragosto con la massima presenza di turisti, dopo l’aggressione dell’orso ad una persona, vanifica tutti gli investimenti fatti su un territorio definito sicuro e compatibile con l’attività turistica nelle nostre valli e nei nostri boschi”. E’ davvero bizzarro pensare che mamma orsa faccia calare drasticamente l’ondata turistica in Trentino ma i politici sono esperti in bizzarrie.
La Provincia Autonoma di Trento, oltre che occuparsi in modo competente e non bizzarro dell’afflusso turistico, deve educare e informare la popolazione, i turisti e gli operatori economici sulla presenza degli orsi nei parchi. Al contrario non deve favorirne la persecuzione, tanto meno dare il via libera ai cacciatori contro gli orsi. Non vorrei che questo episodio fosse la causa occasionale per il via alla caccia all’orso: immagino i cacciatori in spasmodica attesa della buona notizia. 
Ricordo il caso dell’orso Bruno ucciso in Baviera nel Giugno 2006. Bruno, l’orso trentino sconfinato in Austria e Germania,  era diventato un pericolo per gli animali, ma non per l’uomo. Infatti gli animali uccisi da Bruno per nutrirsi sarebbero stati uccisi comunque dai loro allevatori  per denaro. Chi uccide per fame viene punito, chi uccide per denaro no, anzi, viene incentivato. A Bruno non fu consentito dalle autorità tedesche di nutrirsi, nemmeno dietro risarcimento del danno economico ai proprietari del bestiame ucciso, quindi fu abbattuto. Abbattere un animale solo perché difende il suo diritto a nutrirsi è pura follia e credo che sia pura follia abbattere, catturare o limitare la libertà di un animale che difende il suo diritto alla maternità.
Come si dice spesso, chi non ricorda gli sbagli del passato, è destinato a ripeterli nel futuro.
Cordiali saluti.
Paola Re
Tortona (AL)
Delegata del Movimento Antispecista http://www.antispec.org/

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