La scrittura della salamandra, by Alberto Camerra

by Alberto Camerra
Se dobbiamo dare retta a Plinio il Vecchio, scrittore e naturalista romano, con l’abitudine di osservare dal vivo quanto descriveva – pratica che gli costò la vita, dopo essere rimasto esposto alle esalazioni vulcaniche del Vesuvio – le salamandre avrebbero la capacità di resistere al calore e alle fiamme, attraversando queste ultime senza rimanerne ferite. A parere di Plinio, la spiegazione, fornita nella sua Storia Naturale, sarebbe da ricercare nella pelle dell’animale; tanto fredda, che al contatto il fuoco si estinguerebbe.
Nel medioevo, attorno alla salamandra, furono costruiti miti e leggende. Francesco I, re di Francia, coniò per lei un motto in latino:Nutrisco et extinguo. Ovvero la proprietà di nutrire il fuoco benevolo e di estinguere quello maligno. Una persona con questa virtù sarebbe capace di superare indenne fatiche e tentazioni. Non so bene quanto di tutto ciò sia responsabilità delle affermazioni di Plinio il Vecchio. È però sicuro che il brillante ammiraglio romano, almeno nei riguardi di questo animale, abbia commesso qualche errore di valutazione. La salamandra è un anfibio che vive nel sottobosco e nelle zone umide. La sua pelle non le consente di restare a lungo lontano dall’acqua o dall’umidità ed è perciò estremamente vulnerabile alle alte
temperature e alle fonti di calore. Plinio, nella sua pubblicazione sfruttò una parziale esattezza scientifica abbinata a credenze superstiziose, alla fantasia e a una vena narrativa portata all’esagerazione.
In questa estate del 2015, con un luglio da poco concluso – tra i più caldi di sempre – e un agosto tutto da scoprire e sudare, farebbe davvero comodo rivestirsi delle caratteristiche addossate al mitologico anfibio nel corso dei secoli. Resistere alle avversità, scrivere anche subendo temperature roventi, superare ogni ostacolo che rimbalza sulla pelle: la scrittura della salamandra pare davvero l’utopia migliore se si desidera cimentarsi nella stesura di un testo, per sedersi davanti a un monitor, già caldo di suo, mantenere la lucidità necessaria quando i vestiti si incollano alla sedia e le dita si appiccicano a tastiera e mouse, con i ventilatori che muovono aria calda dando l’illusione di una leggera brezza sul viso. Ecco perché considero questo periodo dell’anno un punto di arrivo in cui si tirano le somme di quanto fatto dall’autunno precedente, pronto a guardare Settembre come una nuova partenza. Quello del 2014 è stato contraddistinto, per quanto mi riguarda, dal BlogTour di Luna senza Inverno che si è inoltrato fino al mese di Novembre, concludendo in quel periodo le iniziative legate al mio romanzo più recente. Nella primavera del 2015, il giorno dell’equinozio, è stato pubblicato Caprice e il cavaliere, il nuovo racconto disponibile in esclusiva digitale cui è seguito il BlogTour omonimo, oltre a eventi correlati ed eBook messi a disposizione dei lettori. Sul mio laboratorio di scrittura sono proseguiti gli aggiornamenti, con post sui nativi americani, sul mondo di Tami, sulla Bassa Normandia e brevi racconti singoli affiancati dal serial Cora. Passato il solleone, tornerò a rimboccarmi le maniche, che nel frattempo avranno sostituito le T-shirt, per riprendere la lavorazione del mio prossimo romanzo. A questo riguardo, posso anticipare che la figura principale del libro rispetterà la tradizione delle ultime pubblicazioni; sarà femminile. Cambierà però tutto il resto: il genere, l’ambientazione, il punto di vista. Posso anche confermare che la salamandra non avrà voce in capitolo. Anzi, l’anfibio, avvertendo l’afosa calura record del periodo, si è eclissato tra le fronde alla ricerca di un rassicurante stagno. 
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