2 giugno 1946. Padri costituenti, non basta dirvi grazie

“Quale modello di giustizia e di magistratura ci hanno consegnato i nostri costituenti, la cui elezione oggi ricordiamo a settant’anni dal 2 giugno 1946?” E’ ponendosi e rispondendo a questa domanda che Renato Balduzzi propone ai lettori della sua rubrica Pane e giustizia, in edicola su Avvenire, alcune tra le ragioni più valide per onorare questa festa della Repubblica.
Riportiamo di seguito il testo dell’articolo.
foto http://www.agenpress.it/
Ufficio stampa del prof. Renato Balduzzi
2 giugno 1946. Padri costituenti, non basta dirvi grazie

Quale modello di giustizia e di magistratura ci hanno consegnato i nostri costituenti, la cui elezione oggi ricordiamo a settant’anni dal 2 giugno 1946?

Un modello innovativo e impegnativo, senz’altro.
Innovativo, perché ha preso sul serio il diritto di difesa (espressamente qualificato dalla Costituzione come inviolabile), il principio del giudice naturale (e il connesso divieto di giudici straordinari o “speciali”), quello della presunzione di non colpevolezza sino alla condanna definitiva e della funzione rieducativa della pena (la quale comunque non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità), nonché quello della partecipazione popolare all’amministrazione della giustizia. Dalla terra di Beccaria, un sussulto di civiltà del diritto.
Ma innovativo anche e soprattutto perché ha delineato un magistrato: soggetto soltanto alla legge; finalmente protetto, sia come giudice, sia come pm, non solo contro le vendette dei soccombenti, ma (per dirla con Piero Calamandrei) contro “un’arma più insidiosa e penetrante, cioè contro i favori dei
governanti”; amministrato dal Csm, cioè da un organo di governo autonomo a composiszione mista, togata e “laica” (e non di autogoverno della magistratura, per evitare tentazioni corporative); distinto dai colleghi soltanto per diversità di funzioni e non per gerarchie interne (il che significa che per i magistrati non si dovrebbe mai parlare, in senso proprio, di “carriera”).
Un modello che è anche impegnativo. Per i magistrati, ai quali si impone, proprio in virtù delle forti garanzie di cui sono circondati, un dovere di adempiere le proprie funzioni con disciplina e onore (art. 54 Cost.), qualitativamente più intenso rispetto a quello gravante sulla generalità dei titolari di funzioni pubbliche. Per il Csm, che deve essere e apparire indipendente almeno come i magistrati che “governa”. Per i cittadini tutti, i quali devono, per esercitare bene il proprio diritto-dovere di controllo e di critica verso tutti i poteri (magistratura inclusa), conoscere il sistema costituzionale e apprezzarne l’equilibrio.
Ecco perché ricordare il 2 giugno e dire grazie ai costituenti è necessario, ma non sufficiente. Bisogna altresì essere degni di questa Costituzione che ci regge, attuarla, applicarla e farla vivere al meglio delle sue (tante) virtualità e delle nostre, sempre un po’ limitate, possibilità.

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