La corda pazza della politica

Agostino Pietrasanta
Per la verità, avevo pensato ad un altro titolo: “La Waterloo del PD”; poi però ho ritenuto di doverlo tenere in serbo per la possibile, futura e prossima occasione del referendum confermativo della riforma costituzionale. Non perché si debba cantar vittoria in caso di successo dei no e neppure per una opzione a favore delle norme costituzionali proposte, ma perché temo che se il PD dovesse incappare nei risultati del referendum, tutta la vicenda potrebbe accompagnarsi ad una tappa di inevitabile quanto inarrestabile deriva (una Waterloo appunto) non solo degli assetti politici nazionali, il cui principale protagonista sarebbe il partito del premier in carica , ma addirittura della stabilità dei rapporti europei.
Ho scelto così di prendere dalla letteratura e precisamente dal “Berretto a sonagli” di Pirandello. Il protagonista della commedia, Ciampa ( i miei pochi lettori lo sanno, perché l’ho già citato un’altra volta) propone una sua strana e forse stramba teoria: secondo lui, per rapportarsi al marasma sociale, ciascuno di noi possiede, nella propria testa tre corde: una civile, un’altra seria e finalmente una terza
pazza; nel giudizio sugli eventi una delle tre ha sempre la meglio.
Cerco di spiegarmi. I risultati della tornata elettorale amministrativa appena conclusa, sono, alla vista, lampanti: un crollo del PD, attutito nella caduta, dalla vittoria di Sala a Milano, un successo trionfale del M5S grillino, ed un groviglio contraddittorio non privo di patologie agonizzanti del centro/destra. Questo alla vista ed alle dichiarazioni di primo impatto dei vari leader.
Poi intervengono le corde. Con la civile cerco di farla breve: ognuno cerca di salvare almeno la faccia, o come diceva Ciampa, la dignità delle apparenze, la proprietà della propria immagine. Il PD, meglio Renzi, dice che in fondo si tratta di una domanda di cambiamento e dunque di un segnale da cui bisogna partire per ricucire lo strappo; aggiunge che in fondo la vittoria di Milano e di Bologna costituiscono segnali importanti e via con le sue solite chiacchiere e fumoserie, non prive di fascino, in via di un esaurimento che solo lui sembra non avvertire. In ogni caso, corda civile. Il centro/destra avvolto nelle spire inestricabili della propria agonia, ma ancor peggio in quelle di un’ammucchiata con Salvini che non potrà mai essere un’alleanza sui progetti e sui programmi, potrebbe dire di essere passato dai quattro sindaci di città importanti della passata legislatura a ben dieci dell’attuale e di aver strappato un successo non indifferente a Bologna con la candidata leghista; per l’appunto, corda civile: la rilevanza dell’immagine! Il M5S, vincitore senza se e senza ma, oppone la sua opzione di onestà e trasparenza e l’immagine di una classe politica anagraficamente e moralmente disponibile al cambiamento, sempre ed ovviamente accompagnato dal miglioramento.
Bene, io penso, ma non pretendo certo di aver ragione, che si sia arrivati ad un passaggio tanto delicato quanto precario da lasciar perdere la corda civile e puntare decisamente alla corda seria: come avrebbe desiderato Ciampa quando le sue precarietà familiari stavano per traboccare alla vista ed allo scandalo di tutti. Siamo alla resa dei conti, siamo ai classici nodi venuti al pettine dopo una vicenda che parte da lontano, soprattutto per quanto attiene il fallimento, ma non solo (ci arriverò tra poco) della federazione europea. Il presupposto per un’Europa unita partiva, o avrebbe dovuto partire dalla presa d’atto del superamento inevitabile dello Stato nazionale. Ci sono stati lettori ed interpreti delle strutture di lungo periodo, che già nel secondo dopo/guerra, ritenevano che solo un superamento dello Stato nazionale, per quanto democratico, avrebbe garantito all’Europa una prospettiva di autorevolezza tale da non permettere agli opposti imperialismi, allora in contrasto, di ridurla alla marginalità. La resistenza delle prepotenze nazionali di tante patrie europee ha bloccato, senza soluzione di continuità, il processo di unificazione federale del continente. Questa la cornice di riferimento; ovviamente dentro ci stanno parecchi distinguo, ma per il mio ragionamento non costituiscono rilevanza essenziale. Qui c’è il primo nodo della corda seria perché il groviglio della politica e non solo italiana tiene molto delle conseguenze della mancata unificazione europea e, fra l’altro e di conseguenza, l’incapacità dell’Europa di far fronte con un prestigio possibile solo nell’unità al più straordinario dei fenomeni contemporanei, il movimento di intere popolazioni spinte (l’espressione è di Machiavelli, ovviamente con riferimento ad altro evento storico, ma analogo per molti versi) “da fame e necessità”; ora il balbettio di qualche spirito faceto disposto o illuso di fermare l’oceano col cucchiaino ha fatto centro e consenso, a mio avviso precario, anche elettorale. Non solo ma ha creato quelle condizioni di frattura democratica, al livello Europa di cui accennerò fra poco, concludendo con la corda pazza. L’Italia c’è dentro, come noto, fino al collo; tanto che mi pare pia illusione anche solo la prospettiva posta in essere dalle migliori buone volontà di poter governare le nostre principali metropoli solo con la pur necessaria trasparenza. La corda seria esige che queste cose vadano dette, altrimenti, lo vedremo, rischia di schizzare la corda pazza.
Ancora. Non si tratta ovviamente solo di Europa: serietà vuole che si dica che non si governa col consenso personale; lo hanno fatto le dittature, ma in democrazia il metodo non paga. Non se ne esce: senza i partiti politici ed una loro identità di progetto e di programma e senza un loro ruolo di educazione diffusa alla politica non si creano né le condizioni della dialettica fisiologica alle democrazie, né il consenso attorno ai contrapposti poli del dibattito democratico. Renzi al riguardo ha le sue colpe, ma costituisce solo la coda delle responsabilità, non la testa: ci vuole ben altro! E l’altro è la liquefazione dei partiti politici, unico strumento, almeno fino ad ora, dato al cittadino per contribuire alla politica ed alla programmazione del governo della città dell’uomo.
Questi sono i due pilastri della corda seria: dire chiaramente che il fallimento dell’Europa e la distruzione dei partiti politici costituiscono un fattore determinate cui porre rimedio: altro che trasparenza ed onestà!

Certo accanto ai due elementi essenziali della corda seria o serietà ci sarebbe sullo specifico ben altro da dire, soprattutto per l’Italia. Non si riesce a fare le riforme e non solo quella costituzionale: se ne prenda atto e non si raccontino barzellette, in particolare sulla riforma del sistema formativo, si tagliano le risorse per la sanità e non si risolve nulla o ben poco circa l’evasione fiscale, non si colpisce la corruzione e non se ne fronteggiano le conseguenze di spreco del pubblico denaro, si balbetta sulla riduzione fiscale e nessuno si accorge di essere meno tartassato di quanto fosse prima. A proposito: cosa ne pensa Padoan delle tasse vessatorie, e non solo sulla casa, pagate dagli Italiani alla vigilia delle elezioni?
Si potrebbe continuare, ma ciò che fa rilevanza sta nel fatto che questi difettucci vanno chiariti e presentati nella loro realtà ai cittadini, altrimenti la corda seria se ne va al cimitero ed allora schizza, dice Ciampa, la corda pazza. E non solo per l’Italia.
Per la verità, già nell’ultimo intervento su AP, Marco Ciani l’ha già posto in evidenza; tuttavia se si continua su questa strada intanto in Italia ormai si sta creando l’alternativa e cioè Grillo al governo del Paese, con buona pace di chi nella sinistra brinda ai fasti elettorali di questi giorni. Queste però sono cosucce da sacrestia, perché il destino dell’Italia verrebbe ad inserirsi nelle vittorie decisive delle forze della destra reazionaria e xenofobe che si aggirano in Europa e non solo. Anche se l’Inghilterra (giova sperare) non uscirà dalla comunità basta ed avanza di ciò che i programmi di dissoluzione dell’Europa si stanno affermando un po’ da ogni parte, dalla Francia, all’Austria, alla Spagna ed alla Grecia: saremmo in buona compagnia. Come si vede, senza la corda seria adeguatamente posta in essere, supplisce la pazza. Anche di più se negli USA dovesse farsi strada, da protagonista, un “campione” del conservatorismo e della reazione.
Sarebbe sul serio la corda pazza, risultato dell’incapacità o della indisponibilità ad affrontare la seria: amici e compagni della sinistra, cosiddetta radicale, prima di brindare pensiamoci un momentino.






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