Tania Di Malta: La poesia racconta la nostra epoca meglio della narrativa

by Pier Carlo Lava
Tania Di Malta è di origine lampedusana, dopo varie vicende e grazie all’insistenza di sua figlia ricomincia a scrivere poesie nel 2008. Diverse sue poesie sono state inserite in Antologie e Raccolte. Ama anche scrivere novelle e racconti. L’abbiamo intervistata in esclusiva per Alessandria Post, queste le sue risposte alle nostre domande:

Ciao Tania e benvenuta nel blog, ci racconti chi sei e qualcosa delle tue origini?

Provengo da una famiglia lampedusana.  Sono nata a Porto Empedocle nel 58. Fu consigliato a mia madre di non partorire a Lampedusa perché il parto si prospettava difficile.  All’età di tre anni mi trasferii con la famiglia in Sardegna per motivi legati al lavoro di mio padre. Ci rimasi fino alla maturità. Bellissimi anni in un Liceo Artistico molto valido e stimolante. Poi Firenze; mi ero iscritta alla Facoltà di Architettura, mai finita. Anni difficili, di grandi ideali e l’ingenua certezza, che avremmo costruito un mondo migliore. In seguito l’esigenza di conquistare l’autonomia economica. A Firenze a quel tempo era facile per gli studenti trovare  lavoro serale nella ristorazione. Qualche anno dopo, un movimentato matrimonio, una bellissima figlia, una separazione e in seguito un divorzio. Da qui  l’esigenza di completare gli studi per garantire a me e mia figlia un futuro stabile. Presi  una Laurea triennale in Infermieristica e un Master in Coordinamento Infermieristico. Attualmente lavoro in sala operatoria come strumentista e parallelamente sono responsabile della formazione.

Nella tua biografia scrivi che gli eventi della vita ti hanno portato a trasformarti in una persona totalmente diversa; rigorosa, spigolosa, lontana anni luce dalla bambina fiduciosa e inerme che eri stata, c’e ne vuoi parlare?

Una storia di emigrazione è sempre traumatica per una famiglia. Anche nei casi più felici, porta con se una nota di malinconia, una sensibilità più acuta, fosse solo per lo sforzo di adattamento ad un ambiente nuovo. Se poi la vita ti presenta delle prove veramente difficili, hai poche alternative, o soccombi o ti fortifichi. In quest’ultimo caso, necessariamente subisci una trasformazione. Soprattutto io la ebbi dopo la morte di mio padre, che avvenne nel 96, anno in cui le cose divennero veramente pesanti. Per andare avanti e garantire un futuro stabile a mia figlia, lavoravo duramente e studiavo la sera.  Ero sola, con una bambina e una madre anziana. 

Quando hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo? 

Ho ricominciato a scrivere nel 2008. In tutti gli anni descritti precedentemente,  il tempo era volato, senza farmi domande, senza pensare a niente, se non alla mia famiglia, il lavoro e gli esami da dare. Chi si avvicinava a me, veniva polverizzato. Non volevo storie, non volevo una vita. La mia, di vita, l’avevo avuta e persa. Non ero più una persona, ero diventata una macchina. In seguito mia madre dopo una lunga malattia, decise decise di andare a stare in Sardegna dai miei fratelli, ( nel frattempo avevo comprato una piccola casetta in una zona collinare), mia figlia si trasferì per motivi di studio. Improvvisamente ero sola. Non sapevo più chi ero e non riuscivo neanche a  immaginare di potermi semplicemente  occupare di me stessa. Sara, mia figlia, da tempo mi spronava a riprendere i miei interessi e a ritrovarmi . Ho ripreso a scrivere così, quasi senza accorgermene. Devo dire che un tempo ero anche un’appassionata lettrice. Da piccola, mi nascondevo sotto il letto dei nonni con due o tre racconti illustrati, leggevo e  facendo finta di essere in una stanza segreta tutta per me. Dopo ore mi tiravano fuori per i piedi, scalciante e offesa, mentre i miei fratelli ridevano. In realtà in casa erano tutti abituati alle mie stranezze e ancora oggi nelle occasionali riunioni di famiglia, queste fanno parte del repertorio comico di casa.

Come definiresti una scrittrice?

Questa è una domanda su cui ci sarebbe tantissimo da dire, soprattutto in questi anni. Cercherò di sintetizzare il mio pensiero. Credo che ci sia una differenza sostanziale, fra uno Scrittore e una persona che scrive dei libri, come fra un Poeta e chi scrive delle poesie. Sembra un paradosso ma secondo me è fondamentale imparare a riconoscere la differenza. Mi spiego meglio, anch’io posso fare una sfilata in spiaggia, magari con un vestitino Armani comprato a rate. Ma se comincio a presentarmi come la collega di Naomi Campbell,  sicuramente ho qualche problema;  chi mi leggerà, dicendola alla Camilleri, si frantumerà i cabasisi e  l’unico soddisfatto, sarà il negoziante che mi ha venduto il vestito. Per cui in sintesi, più leggi, più conosci e più sei in grado di riconoscere uno scrittore. Un parametro fondamentale è quanto riesce a innescare la curiosità del “come andrà a finire”. Infine quello che ti lascia alla fine. Ci sono libri come Cent’anni di Solitudine  di cui ricordo interi capitoli.

Diverse tue poesie sono state inserite in Antologie e Raccolte, c’e ne vuoi parlare?

Da anni partecipo al Federiciano. Sono molto affezionata a questo Festival, una felice sinergia fra l’Editore, Giuseppe  Aletti e il Comune di Rocca Imperiale. Sono stata  inserita nelle loro Antologie. Poi sono presente in Habere Artem, nel Tiburtino e  in Verrà il mattino e avrà il tuo verso.  Quest’anno mi hanno onorata con il riconoscimento  di Custode di Rocca Imperiale, il Paese della Poesia. Inoltre sono presente in una bella raccolta, Oltre il male, Atelier Edizioni, patrocinata dal Cerifos. In quanto al mio stile, il Poeta  Candido Meardi, un giorno mi disse che sono una poetessa blues. Credo che questa sia la definizione in cui mi trovo più a mio agio. Il ricordo, la malinconia, la tristezza e anche il sorriso per cose apparentemente insensate sono gli ingredienti principali che mi caratterizzano. Spero di riuscire a raccontarli sempre meglio.

Quali sono i tuoi autori preferiti e come vedi il presente e il futuro della cultura nel nostro paese?

Sono tanti, ma principalmente Edgar Allan Poe, Lev Tolstoj, Fedor Dostoevskij,  Guy de  Maupassant,  Gabriel Garcia Marquez, Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Leonardo Sciascia, Dino Buzzati, Haruki Murakami.
In Poesia, Giacomo Leopardi, Emily Dickinson, Maria Rainer Rilke, Charles Baudelair, Dino Campana,Guido Gozzano,  Charles Bukowski, Giorgio Caproni, Wislawa Szymborska. 
In quanto al futuro culturale del nostro paese, credo che chi ha il potere di farlo, dovrà fare una scelta seria. Non si costruisce niente sulla sabbia. Vi rimando alla quarta risposta.

Quando pensi di pubblicare il tuo primo libro?

Presto credo. Ho voluto aspettare, perché ho preferito guardarmi in giro, confrontarmi. La bella notizia è che abbiamo in Italia tanti bravi poeti sconosciuti, la bella speranza è di poter fare parte di questi con dignità. Devo dire un’altra cosa riagganciandomi alla domanda sul futuro culturale del nostro paese. Credo che la poesia a differenza del passato, stia raccontando la nostra epoca meglio della narrativa. In un mondo totalmente alienato e in corsa verso il nulla, ecco che i poeti alzano la testa e raccontano. Storie di solitudine, di emarginazione, malattia, violenza, morte. Ma anche la bellezza della natura, l’amore, l’amicizia, la solidarietà. Straordinario!

Nel caso sfrutterai le nuove piattaforme per il self-publishing come ad es. Amazon, ecc. oppure no? 

Le nuove piattaforme per il self  publishing, tipo Amazon  sono molto interessanti. Credo che abbiano, però bisogno di una disponibilità di tempo da dedicare alla realizzazione, che spesso non si ha. 

Grazie. Tania Di Malta

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