Daniele Borioli PD: LE MIE RAGIONI PER UN SI'.

Sono i gruppi sociali più in difficoltà, quelli che hanno perso e non ritrovano il lavoro, i giovani che non trovano sbocco e occupazione dopo gli studi, i ceti che pur avendo conservato il loro lavoro e le loro piccole imprese si sono via via impoveriti, i gruppi e le persone che attendono di poter accedere pienamente ai nuovi diritti di cittadinanza: sono tutti questi mondi ad avere più bisogno di una riforma che renda più efficace il funzionamento delle istituzioni democratiche, più agili i tempi e i modi delle decisioni, più chiare le differenti opzioni politiche e programmatiche tra le quali scegliere la propria collocazione, meglio definiti i compiti dei diversi livelli di governo. Anche il principio di rappresentanza democratica sarà più forte se saranno chiare e distinte le voci che si affacciano al Parlamento, con un mandato più forte, che non sia costretto ad annegare nella melassa degli accordi di corridoio e dei trasformismi. 
Chi, come me, ha vissuto e sta vivendo un'esperienza parlamentare, oggi, non può non vedere l'enorme divario tra l'enunciato nobile dei compiti che la Costituzione affida alle istituzioni parlamentari, e il degrado talvolta umiliante di una prassi nella quale correnti e sottocorrenti imprigionano e stravolgono il processo normativo e, di conseguenza, deviano o complicano le sue finalità originarie. Si dirà che questo dipende non dalle regole ma dalla cattiva volontà degli uomini e delle donne. In parte è vero. 

Ma il bicameralismo paritario, ormai cronicamente connotato da diversi rapporti di forza nei due rami del Parlamento, se aveva un tempo il compito di garantire la Nazione da ritorni al recente passato di regime, oggi si è trasformato in un gorgo che enfatizza la frammentazione, esalta il potere interdittivo delle piccole frazioni interne ai gruppi, impedisce la prevalenza dell'interesse generale su quello di parte. Darsi nuove regole è importante per questo. 
Le regole non risolvono tutto ma possono aiutare a correggere i comportamenti delle persone. E anche sui costi va spesa una parola. Non considero questo il punto più rilevante della riforma. Ma neppure condivido il tentativo di renderlo irrilevante o risibile. 
Circa 130 mln di euro all'anno è la stima che un serio studioso fa su lavoce.info, relativamente ai risparmi immediati. Cui si aggiungeranno gradualmente i risparmi legati all'introduzione del ruolo unico del personale di Camera e Senato e il suo progressivo contenimento numerico. 
Ma ciò che più conta non è la "diminuzione" della spesa, ma la sua maggior efficienza: le stesse risorse grezze applicate a un modello farraginoso e poco funzionale producono un costo sostanziale molto più alto del valore nominale. 
Viceversa, le stesse risorse grezze applicate a un modello che funziona, generano un costo reale corretto e trasparente. Tutti noi, io sicuramente, siamo affezionati alla Carta del 1948. E tutti noi abbiamo a riferimento i principi intangibili, i diritti e i doveri essenziali in essa contenuti, come il faro che orienta la nostra passione politica e civile. 
Quel faro non viene toccato, in nessuna sua parte. Continuerà a fare luce a tutti noi e, mi auguro, anche ai molti nuovi cittadini che si affacciano al nostro mare. Ma volevamo, vogliamo, che quella esso abbia un motore nuovo, ingranaggi più agili e funzionanti. Impareremo a usarli e manutenerli. Ma non dobbiamo averne paura, il loro compito sarà quello di portarci verso una democrazia più forte e inclusiva









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