La buona scuola di Renzi e il buon lavoro di McDonald’s, by Paola Re

La buona scuola di Renzi e il buon lavoro di McDonald’s
Tra le esperienze di alternanza c'è anche la famosa catena statunitense: scelta poco felice
I giovani sono uno dei terreni su cui preferisce muoversi il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Strette di mano, sorrisi, selfie abbondano negli incontri con loro quando, ostentando il suo essere giovane, si presenta come un fratello maggiore che ha a cuore il loro bene ma sappiamo che a stargli a cuore sono i loro voti. La buona scuola è uno dei suoi progetti più ambiziosi a cui ha aggiunto da poco un nuovo tassello facendo incontrare il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con McDonald’s. «Benvenuti Studenti, il progetto di Alternanza Scuola-Lavoro di McDonald’s Italia, mette a disposizione l’opportunità di svolgere esperienze di alternanza a 10.000 studenti con l’obiettivo di sviluppare (…) quelle competenze di carattere relazionale e di comunicazione interpersonale fondamentali per approcciare al meglio il mondo del lavoro a prescindere dal ruolo ricoperto. (…) L’intero progetto formativo prevede la presenza costante di personale McDonald’s con funzione di tutor. In particolare, i momenti di formazione si concentreranno su temi come la sicurezza alimentare, le relazioni con il pubblico, i processi di approvvigionamento e preparazione degli alimenti, i contratti di lavoro e le diverse figure professionali in azienda, il modello di franchising, la supply chain in ambito alimentare. (…) Abbiamo riconosciuto nel progetto Alternanza Scuola-Lavoro la precisa volontà di contribuire a facilitare il collegamento tra mondo della scuola e mondo del lavoro, partendo proprio dall’esperienza concreta degli studenti.(…)».

McDonald’s spiega il progetto con le stesse parole e aggiunge: «I nostri ristoranti, già luogo conosciuto e frequentato dai ragazzi durante il loro tempo libero, diventeranno (…) anche un luogo dove sviluppare un’esperienza utile per il loro futuro, qualunque sia il loro indirizzo di studi».
Tra i campioni dell’alternanza come li definisce il Ministero, ci sono anche Accenture, Bosch, Consiglio Nazionale Forense, COOP, Dallara, Ente Nazionale Idrocarburi, Fondo Ambiente Italiano, Fiat Chrisler Automobiles, General Electric, Ewlett Packard Enterprise, International Business Machines, Intesa San Paolo, Loccioni, Poste Italiane, Zara. Ci si chiede se tale progetto sia un ghiotto regalo a queste aziende, che potranno sfruttare liberamente manodopera sottopagata, o se costituirà davvero un’occasione per gli studenti nel trovare lavoro con più facilità.
La scelta di coinvolgere McDonald’s è molto discutibile per il fatto di mandare gli studenti a lavorare in un fast food e nello stesso tempo educarli a un’alimentazione sana e consapevole, a un rapporto di rispetto nei confronti della natura animale e vegetale, a un lavoro attento ai diritti del lavoratore. McDonald’s è lontano da tutto ciò: c’è una letteratura così vasta a testimoniarlo che si fatica a scegliere il meglio del peggio.
I lavoratori dell’industria del fast food non se la passano tanto bene. Sono innumerevoli le situazioni di malcontento nei rapporti di lavoro con le loro aziende.Nel 2012 il giornalista Francesco Costa lavorò tre giorni in un McDonald’s per svelare come sia impostato il funzionamento dell’azienda. Dopo questa breve esperienza, raccontò di aver imparato subito la regola fondamentale per lavorare in un fast-food: il tempo è denaro. «Ogni cassa ha un cronometro che parte automaticamente quando si comincia a digitare l’ordine e si ferma quando il cliente lascia la cassa col vassoio in mano: passata una certa soglia il cronometro diventa rosso e indica a chi sta prendendo l’ordine che bisogna fare più in fretta. Le eccezioni ci possono essere – momenti di grande folla, ordini particolarmente ricchi e complicati – ma 210 secondi è l’obiettivo, è il numero massimo di secondi che dovrebbero passare da quando un cliente si mette in coda a quando lo stesso cliente riceve quello che ha ordinato. (…)».

L’ultima in ordine di tempo è la notizia fresca di questi giorni: «Negli Stati Uniti, McDonald’s ha accettato di pagare 3,75 milioni di dollari per chiudere una class action in cui era accusata di violazione delle norme sul lavoro nei confronti di centinaia di lavoratori (…) in cinque ristoranti di San Francisco (…) McDonald’s ha dichiarato di aver accettato il pagamento per evitare i costi e i disagi derivanti dal proseguimento della causa (…) Tra le accuse dei querelanti vi erano l’errato conteggio automatizzato del tempo e della paga dei turni di notte, i periodi di pausa e per il pasto (…), il mancato rimborso del tempo e dei soldi necessari per lavare e stirare le divise di McDonald’s, i cedolini di pagamento irregolari (…)».
All’EXPO 2015 se ne sono viste di tutti i colori (e sapori) e McDonald’s ha fatto egregiamente la sua parte, addirittura in veste di sponsor ufficiale con un padiglione affacciato sul Decumano, comprendente anche un ristorante. La scelta dell’organizzazione di averlo come sponsor ha causato parecchie polemiche da parte di chi si batte per tutelare la produzione di cibo biologico ed ecosostenibile, concetti estranei al sistema produttivo di questa multinazionale, icona del capitalismo e del consumismo, simbolo dello sfruttamento globalizzato. Una delle caratteristiche delle multinazionali come McDonald’s è quella di non discriminare tra esseri umani e non umani quando si tratta di sfruttamento, garantendosi sempre guadagni sicuri. Questo processo ha permesso a McDonald’s, nel corso degli anni, di penetrare in ogni ambiente, di entrare nella normalità e di mettere in ginocchio il Pianeta. La McDonald’s Corporation è la maggiore catena di ristoranti di fast food diventati uno dei simboli più riconoscibili della globalizzazione, così nota da avere dato origine a un neologismo: la McDonaldizzazione della società.
Il McMenù basato sulla carne implica una costante carneficina di animali nati e allevati solamente per essere trasformati in McProdotti. McDonald’s è responsabile della morte di un numero incalcolabile di esseri senzienti in quell’industria di cibo animale rappresentata in Italia daCremonini e Amadori, due dei suoi principali fornitori. Infatti per la carne bovina si rivolge a Inalca, società del gruppo Cremonini; per il pollo ad Amadori; per il formaggio a Parmigiano Reggiano DOP; per il formaggio fuso a Hochland, società che ha sede nell’Alta Baviera; per il bacon a Italia alimentari, altra società del Gruppo Cremonini; per i salumi a Beretta; per i pesci all’azienda danese Espersen.
La più grande catena di fast food del mondo è anche il più grande acquirente di cibo animale. Il consumo di carne, oltre a essere una crudeltà, è la forza scatenante dei principali danni ambientali: deforestazione, erosione, scarsità d’acqua, inquinamento atmosferico e acquatico, cambiamenti climatici, perdita di biodiversità. La deforestazione avanza a ritmo incessante per fare spazio alle immense monocolture di mais e soia, destinate all’ingrasso degli animali negli allevamenti; spinge gli abitanti a lasciare la loro terra, impotenti davanti al più forte. Il sistema condotto da McDonald’s rispecchia quello della società: da un lato incrementa la diffusione dell’obesità, dall’altro contribuisce al problema della fame nel mondo. Se le risorse naturali necessarie a produrre carne fossero distribuite in maniera diversa ed equa, sarebbero più che sufficienti a sfamare la popolazione di tutta la Terra.
McDonald’s è messa sotto accusa anche per il cibo che offre ricco di grassi, zuccheri e sale, povero di fibre e vitamine, legato a un maggiore rischio di malattie; è un cibo che contiene anche additivi chimici. Il documentario ‘Super Size Me‘, vincitore del Sundance Film Festival e candidato all’Oscar come migliore documentario nel 2005, narra la storia di un uomo che si sottopone a un esperimento nutrendosi per un mese esclusivamente da McDonald’s, andando incontro a prevedibili problemi di salute; il titolo dell’opera prende il nome da uno dei panini più famosi dell’azienda, ritirato dopo l’uscita del film… guarda caso…
Il McWorld è un intero mondo che non si basa solo sul cibo ma su un modus vivendi che ha incantato e continua a incantare una larga fetta di pubblico. I bambini sono il bersaglio preferito della pubblicità di McDonald’s che con loro ci sa proprio fare, toccando facilmente i loro cinque sensi: colori vivaci e brillanti prendono la vista, motivetti e ritornelli catturano l’udito, esaltatori di sapidità dei cibi conquistano l’olfatto e purtroppo anche il gusto, innumerevoli gadgets sono un divertimento per il tatto. Tutto ciò è uguale in tutti i McDonald’s del mondo. Miliardi di dollari spesi annualmente in pubblicità e promozioni contribuiscono a costruire l’immagine di un posto da sogno che cerca di spacciare il consumo di pasti come una cosa divertente; non è importante che cosa si mangia ma dove si mangia: da McDonald’s! Una volta attirati i bambini, il gioco è fatto perché arrivano i genitori, ovviamente a spendere. Un pezzo forte di McDonald’s è dato dalle feste dei bambini, specie quelle di compleanno, del McCompleanno. E’ una prerogativa di McDonald’s mettere quel “Mc” davanti a tutto ciò che sforna, non solo da mangiare. Il McCompleanno non viene organizzato dalla famiglia, neppure dal bambino: ci pensa il buon Mc a biglietti d’invito, giochi, canti e nessun genitore deve occuparsi di cibo, bevande e soprattutto ci pensano McAnimatrici e McAnimatori sorridenti e pazienti a divertire tutti quanti. E’ un quadretto che piace a molti McGenitori che ne sono felici perché il prezzo che si paga a bambino è davvero basso. Non importa la qualità del cibo o il messaggio che se ne trae: si spende poco e i McBambini sono contenti. Il prezzo basso è una sorta di investimento per creare un buon vivaio di futuri clienti. Il clown Ronald McDonald sorride ma il suo sorriso nasconde l’amara verità: l’unico interesse di McDonald’s è trarre profitto da chiunque e dovunque riesca a farlo, così come tutte le compagnie multinazionali; ancora più amari sono i tanti casi si sfruttamento di lavoro minorile per la produzione dei gadgets che si trovano nell’Happy Meal.

Nel tentativo di salvare l’immagine e continuare a garantirsi la fiducia della clientela, in questi ultimi anni McDonald’s ha adottato la strategia del ‘greenwashing’, un’operazione di marketing funzionale a offrire un’immagine di sostenibilità. Ha cambiato il logo, sostituendo il rosso dello sfondo con un ‘green’ che richiami la natura; ha compiuto “buone azioni sociali” come la partecipazione a eventi di beneficenza e la fondazione di Case Ronald vicino agli ospedali per le famiglie che hanno figli ricoverati; ha aperto un fast food vegetariano in India e introdotto ovunque scelte veg per catturare la sempre più numerosa clientela vegetariana e vegana; ha aperto il primo McDonald’s con frigoriferi senza idrofluorocarburi (gas a effetto serra); ha ricevuto tre premi da R.S.P.C.A. (Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals) per l’arricchimento ambientale nell’allevamento delle galline ovaiole; ha ricevuto diversi premi da C.I.W.F. (Compassion In World Farming) per l’introduzione di misure che garantiscano il benessere animale; ha ricevuto un premio da The Humane Society of United States per l’impegno a terminare entro il 2025 l’utilizzo di uova prodotte da galline allevate in gabbia: un premio davvero sorprendente soprattutto perché assegnato non per qualcosa già realizzato ma solo in merito a una promessa. Nel 2015 ha annunciato che avrebbe smesso di usare polli trattati con gli antibiotici e latte di mucche che hanno ricevuto l’ormone artificiale della crescita. Le operazioni di greenwashing alle quali si stanno sottoponendo le varie aziende nel tentativo di raccogliere consensi da più fasce di consumatori si fanno sempre più frequenti e sono profondamente mistificatorie: accostare il concetto di ‘benessere animale’ al nome di certe aziende come McDonald’s è un esempio perfetto di ossimoro.
Contro McDonald’s sono state fatte innumerevoli campagne di denuncia e di boicottaggio per la qualità del cibo, lo sterminio di animali, la distruzione di foreste, l’inquinamento dell’ambiente, lo sfruttamento dei dipendenti, la pubblicità ingannevole. In qualche caso le proteste sono sfociate nella violenza con attacchi e danneggiamenti a certi punti vendita di McDonald’s il quale ha provato a zittire le critiche con azioni legali contro chi protesta spesso costretto a rinunciare perché non in possesso dei soldi per sostenere una causa legale di tale portata. Grande risonanza ebbe il processo McLibel in Gran Bretagna, in cui l’azienda denunciò per diffamazione London Greenpeace che nel 1986 pubblicò l’opuscolo ‘Cosa c’è di sbagliato in McDonald’s?‘; in seguito al processo, esso venne tradotto in più di 20 lingue divenendo un bestseller. London Greenpeace convocò una Giornata Mondiale di Azione contro McDonald’s che da allora si tiene il 16 Ottobre di ogni anno in tutto il mondo con picchettaggi e dimostrazioni. Nonostante il dissenso sempre vivo, ovunque vi siano aeroporti, stazioni, università, centri commerciali e spesso anche centri storici, si trova l’immancabile McServizio.
Tra tanta gloria, forse è anche il caso di tenere d’occhio le sporadiche McChiusure, per esempio in Italia. Ad Altamura (BA) un locale è stato aperto nel 2002 e chiuso nel 2006 per scarsa affluenza a seguito della concorrenza di un panificio locale. A Pisa nel 2009 l’apertura di un nuovo locale nei pressi di Piazza dei Miracoli ha suscitato critiche perché considerato incompatibile con l’identità culturale della zona. A Milano nel 2010 il Comune ha costretto McDonald’s a complicati iter burocratici per i locali in Viale Tunisia e in Via Cordusio chiusi nel 2010 e nel 2012 è toccato a quello in Galleria Vittorio Emanuele che non si è visto rinnovare il contratto durato 20 anni, con conseguente sfratto e ripiego su un locale in Galleria Ciro Fontana, inaugurato nel 2013; nel 2015 arriva un’altra chiusura per quello in piazza San Babila causata dal mancato rinnovo del contratto d’affitto. A Roma nel 2011 è stato chiuso uno degli storici locali in Piazza della Rotonda; nel 2013 è toccata la stessa sorte anche a quello in Piazza della Repubblica. A Firenze McDonald’s ci ha provato in Piazza Duomo e nel Luglio 2016, come se non bastassero le proteste popolari e il diniego del Comune di Firenze, visto che il centro storico della città è patrimonio U.N.E.S.C.O. (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) è arrivato anche il pronunciamento ufficiale di questa organizzazione con il no definitivo.
Occasione persa per Renzi che nella sua Firenze avrebbe visto volentieri Piazza Duomo sede perfetta per la vendita di hamburger McGiotto, McBrunelleschi, McCupola, McCampanile, McBattistero e via mangiando.

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