Cade il Governo Renzi la Democrazia e la Costituzione è Salva

"La fine di un Uomo vittima di se stesso"
Di Raoul Bianchini
Matteo Renzi si è dimesso. Le consultazioni al Quirinale inizieranno dalle ore 18. Le dimissioni sono arrivate nel corso di un colloquio di circa 35 minuti al Colle con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. 
Il capo dello Stato si è riservato di decidere, invitando Renzi a restare in carica con il governo per l'ordinaria amministrazione degli affari correnti. 
Le consultazioni si concluderanno sabato I primi ad essere ricevuti al Quirinale saranno il presidente del Senato, Pietro Grasso, la presidente della Camera, Laura Boldrini e il presidente emerito, Giorgio Napolitano, fa sapere un comunicato della Presidenza della Repubblica. Le consultazioni si concluderanno sabato con Forza Italia, Movimento 5 stelle e Partito democratico. 
Il premier uscente alla Direzione PD: "Non abbiamo paura del voto" E' durata 19 minuti la relazione di Renzi alla Direzione PD, che nella proposta del segretario e della presidenza doveva chiudersi così, restando convocata permanentemente, per poi dare vita al dibattito solo "dopo aver affrontato la crisi". 
Renzi è tornato ad assumersi la responsabilità sull'esito del referendum: "Il popolo è sovrano, mi assumo tutte le responsabilità", ha detto. Il PD non ha paura del voto, se gli altri partiti vorranno andare a elezioni dopo la sentenza della Consulta, siamo pronti a fare altrettanto e un eventuale governo nuovo dovrà essere responsabilità "di tutti". 
Matteo Renzi lo dice chiaramente alla direzione del partito, prima di recarsi al Colle per le dimissioni formali. Renzi ha anche detto di aver sentito Napolitano al telefono, e di averlo ringraziato. Al tempo stesso, dice Renzi alle forze politiche, "se invece vogliono un nuovo governo che affronti la legge elettorale, ma anche gli appuntamenti internazionali rilevanti, il PD è consapevole della propria responsabilità. Non può essere il solo, perché abbiamo già pagato il prezzo in un tempo non troppo lontano della solitudine e della responsabilità. 
Anche gli altri partiti devono caricarsi il peso". Il premier uscente si sofferma sulle difficoltà interne al partito: "Tutti noi siamo consapevoli della rilevanza di questo momento per l'aspetto istituzionale. C'è un passaggio interno da fare, sarà duro, molto duro, nella chiarezza che deve contraddistinguere un grande partito democratico". "Dobbiamo dare una mano al presidente della Repubblica nelle forme e della modalità che i partiti indicheranno", osserva il premier dimissionario. 

Che ci tiene a sottolineare: "Il PD non fugge dalla democrazia e dalla trasparenza e nemmeno dallo streaming. Questa discussione sarà pacata e trasparente, agli occhi del mondo e del nostro popolo, mentre in queste ore c'è boom di iscrizioni al Pd". Poi Renzi difende il programma del suo governo. "Questa impronta che noi abbiamo dato, è organica, completa e ha un senso: meno tasse e più diritti", ha detto il presidente del Consiglio dimissionario. E aggiunge: "Restiamo in carica per l'ordinaria amministrazione". "Propongo - ha detto Renzi - che ci sia una delegazione del PD composta da uno dei due vicesegretari, grazie a Debora che ha indicato Lorenzo Guerini, dal presidente e dai due capigruppo e propongo che la direzione sia convocata in maniera permanente per consentire alla delegazione di venire a riferire perchè si possa discutere in modo chiaro e democratico sul percorso da scegliere". Salvini: "Elezioni subito o scendiamo in piazza" Tra una settimana, se non ci saranno risposte chiare sul voto, noi scendiamo in piazza: il 17 e il 18 dicembre siamo pronti per una raccolta firme per elezioni subito. Questa la nostra risposta a Renzi e Mattarella se pensano di farci perdere ancora del tempo. Noi non intendiamo far passare inutilmente ore e settimane - ha aggiunto - Anche questa giornata è stata sacrificata sull'altare dei litigi del Pd. Basta. Vogliamo che gli italiani votino il prima possibile: Renzi continua a prenderci in giro: noi non siamo disponibili ad alcun governo di larghe intese e non intendiamo sprecare ancora giorni in sterili dibattiti su questioni assolutamente irrilevanti". Fu lungimirante Damilano quando nel suo libro "La Repubblica del selfie", aveva definito Il Premier Italiano Uscente come "Autorappresentazione di se stesso", che lo avrebbe portato alla fine.

Commenti

Post più popolari