Ora c'è spazio per altri bluffatori

Ora c'è spazio per altri bluffatori
Di Claudio Martinotti Doria 
Il venditore di cavalli zoppi che per fin troppo tempo ha simulato di fare il primo ministro in Italia ricorrendo solo ad un’arrogante dialettica da sofista, neppure molto accreditato, vendendo fumo e temporeggiando, ha ricevuto una sonora batosta dal popolo italiano, che ci ha messo parecchio tempo ad identificarlo per quello che era, un bluff, mentre permettetemelo di ribadire, personalmente lo avevo definito tale fin dal suo insediamento istituzionale. In quest’epoca di crisi sistemica epocale, non ci si può permettere di mettere dei bluffatori al governo, gente che simula di valere qualcosa mentre sono solo apparenza, che ingannano fingendo di rinnovare mentre cambiano solo le persone al potere con altri che hanno il solo merito di essere anagraficamente più giovani, ma supponenti e privi di cultura ed esperienza necessarie per poter guidare una nazione. Con l’aggravante di non essere neppure eletti dal popolo ma collocate dall’alto. Alla prova dei fatti i bluff si rivelano sempre, spesso dopo aver fatto danni irrimediabili. Di solito preparano il terreno per altri bluff, che potranno sembrare migliori solo perché subentrano dopo la cocente delusione subìta (per gli ingenui) e quindi le aspettative sono riposte in loro, perché la speranza è sempre l’ultima a morire, anche quando è mal riposta fin dalle premesse. Ad ogni modo, seppur scettico e prudente, non posso che essere compiaciuto dal fatto che il popolo italiano non sia caduto nella trappola mistificatoria ordita dal venditore di cavalli zoppi che ha governato fino ad oggi, che agiva per conto dei poteri forti transnazionali per svendere il paese (quello che ne rimane) e demolire quel residuo di democrazia non ancora intaccata, in modo da perpetuare il potere neofeudale
tra i gli amici degli amici, senza il rischio di dover essere giudicati da fastidiose elezioni, che si potrebbero anche perdere. Non so quanto il risultato corrisponda ad una effettivamente acquisita consapevolezza degli italiani, e quanto frutto del caso, cioè di un voto effettuato senza sapere cosa stessero facendo ma fidandosi di consigli parentali ed amicali o giudizi superficiali. Ad ogni modo il risultato è stato, per una volta, favorevole alla democrazia, quella residuale che ancora si riesce ad esercitare in questo paese. Di questo dobbiamo prenderne atto, magari sforzandosi di non lasciare troppi spazi di manovra a coloro che si arrogheranno i meriti della vittoria per abusarne a proprio vantaggio, come è nello stile di questa casta parassitaria di gente che vive di politica, alle spalle di chi lavora veramente, perché la politica non è un mestiere serio, finché prevarrà il sistema partitocratico e maggioritario con queste ignominiose leggi elettorali.
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