"I treni di Alina" di Olga Karasso

Un mio commento al libro "I treni di Alina" di Olga Karasso.

Ecco una lettura originalissima, un libro che tratta con graffiante ironia temi di grande attualità, spaziando dalla sociologia, alla politica, all’immigrazione, alle tensioni di un recente passato nei paesi appartenenti all’ex blocco sovietico, il tutto accompagnato da una serie di riflessioni che non trovano una specifica collocazione temporale.

L’input è un viaggio in treno, dove il lettore gioco forza, è catapultato in una dimensione surreale accanto ai passeggeri che affollano i vagoni. Individui dall’apparenza anonima che vogliono emergere, un campionario umano dove volti e corpi si sovrappongono tra follia e debolezza, dando vita a maschere di insulsa retorica.
Sarà Leandro, un anziano giornalista - anche lui seduto su quel treno che corre - il vero filo conduttore del racconto, la stessa essenza della trama. Dai finestrini sporchi osserva i suoi compagni di viaggio, acuto spettatore di esemplari di una società variegata e banale. Li ascolta, li studia,li analizza e per una serie di strane associazioni mentali, rivive gli eventi della sua vita passata, in un gioco della memoria, tra finzione e realtà.
E poi c’è Alina, dal cui nome prende il titolo il libro, personaggio contrastante ed irrequieto, alla ricerca di una sua personale dimensione, giovane interprete di una società ribelle ed ostinata assieme al Professor Popescu, altro protagonista maschile, che incanta con la sua visionaria concezione della vita, popolata da personaggi che si muovono con ambiguità. Ogni tanto il treno si ferma, qualche sosta alle stazioni. Gente che sale, gente che scende.
Bravissima Olga Karasso, nella descrizione di questo “bestiario umano".
L'energia intanto danza...” Signori, in carrozza, si parte!

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