La “riffa” surreale di Amatrice per le casette che non esistono

RICOSTRUZIONE - NEL COMUNE SFREGIATO DAL SISMA DI AGOSTO L’ESTRAZIONE PER GLI ALLOGGI PROMESSI DA RENZI “ENTRO NATALE”. ANCORA DA COSTRUIRE
(di Enrico Fierro inviato ad Amatrice - il fatto quotidiano) - Per assistere in diretta alla Caporetto dell’Italia sconfitta da tremendi terremoti e nevicate mai viste prima, si doveva essere ieri qui ad Amatrice alla “riffa” della disperazione. L’assegnazione delle casette per quegli sventurati che hanno avuto la casa distrutta dal sisma. Un loro diritto. Ma qui lo Stato di diritto è morto. Al suo posto, lo Stato dei bussolotti.
Ore 12.15 di venerdì 19 gennaio, data storica. Capannone del Coi, quartier generale delle emergenze, tutto è pronto per l’estrazione. Lo Stato e la sua residua credibilità sono chiusi in due scatole di cartone (“Teme l’umidità”, c’è scritto su una. “Controllare il prodotto prima di utilizzarlo”, sull’altra). La prima è la scatola delle richieste, la seconda quella della casette (Sae, soluzioni abitative di emergenza). C’è il notaio e il suo assistente, il sindaco e un consigliere, le telecamere di dirette all news, tg, nazionali e regionali, talk e programmi di approfondimento. I terremotati sono in fondo al capannone. In silenzio sperano nella buona sorte. Manca, come nelle estrazioni del Lotto di una volta, l’innocente mano del bambino bendato. Non ci sono bambini ad Amatrice. E allora serve una mano pulita, quella di un carabiniere. Non c’è. Arriva un poliziotto. Che prima della delicata operazione di estrarre numeri e bigliettini, viene invitato dall’inflessibile notaio a non guardare.

Ci sono da assegnare 25 casette, le domande sono 36. Giusta priorità ad invalidi al 100%. Via all’estrazione, ma prima parla il sindaco Sergio Pirozzi. “Potevamo rinviare tutto, trovare la scusa del maltempo, ma abbiamo voluto dare una scossa (dice proprio così, usando la parola più odiata dai suoi concittadini) a chi deve fare tutto il resto”. Pirozzi, di fronte a taccuini e telecamere, da buon politico, gioca le sue carte. “Oggi diamo la certezza alla gente di poter entrare in una casa.
IL SORTEGGIO
La scelta affidata alla mano di un carabiniere, il notaio, l’attesa degli sfollati
Non ci fermiamo, siamo in guerra, servono procedure di emergenza”. “Nei prossimi giorni – promette o avverte, a seconda dei soggetti cui è indirizzato il messaggio – farò una mia proposta su come si deve andare avanti”. Non aggiunge altro, ma qualcosa lascia trapelare. “Qui siamo in ritardo sulla rimozione delle macerie, se mi avessero dato la possibilità di fare gare per 25 milioni di euro, ne avremmo smaltite non 25 mila tonnellate, ma 150 mila. Accanto a me voglio le eccellenze d’Italia, Cantone (capo dell’Anticorruzione, ndr), un generale dei Carabinieri e uno della Finanza”. Vogliamo i colonnelli? Non proprio, ma quasi.

Finito il discorso del sindaco parte l’estrazione. Si inizia dai moduli da 40 metri quadri. Diciannove casette per diciotto richieste. Il poliziotto infila la mano nella prima scatola, il notaio legge il numero di serie del modulo. Dalla seconda viene estratto il nome dell’assegnatario. Cupelli, D’Alessandro, D’angelo, El Buarai Amed (generalità, quest’ultima, che farà impazzire il Salvini di “prima gli italiani”). Seconda estrazione, 18 richieste per 5 moduli da 60 metri quadri.
UN VINCITORE
Che bello, è la prima volta in vita mia che vinco qualcosa Certo dovremo aspettare, soffrire...
Ernesto Torroni è accanto a noi. Si tormenta le mani a ogni nome estratto. Al quarto foglietto tirato fuori, finalmente, esce il suo. Ha le lacrime agli occhi. “Nun ce credo, mia moglie lo diceva, stavolta avremo un po’ di fortuna. Che bello, stavamo in una roulotte come sorci, manco il caffè se poteva fa’. Certo, dovrò aspettare qualche mese, soffriremo ancora, ma almeno ho la soddisfazione di avercela fatta”.

Il signor Ernesto ha 69 anni, il suo volto scavato e le sue mani piene di calli raccontano di una vita di lavoro iniziata più di cinquanta anni fa. “Ho fatto tutto per campare, il boscaiolo e il muratore. È la prima volta in vita mia che vinco qualcosa”. Ecco, fermiamoci un attimo, il cronista non dovrebbe avere pensieri, suo compito è raccontare e basta. Ma le lacrime sul volto del signor Torroni, la sua vita fatta solo di fatica, ci inducono a pensare che l’Italia intera e le sue istituzioni che chiamiamo Stato, si dovrebbero vergognare. Per quest’uomo che ha dovuto affidare il suo futuro prossimo e quello della sua famiglia alla fortuna. Solo a quella.
La riffa è finita, undici persone restano fuori. “Aspetteremo la prossima estrazione”, ci dice uno degli esclusi con un nodo in gola. Ma cosa hanno vinto i 25 fortunati? Una casa virtuale. Basta andare a vedere il cantiere. Esercito italiano c’è scritto all’ingresso sbarrato. Le casette sommerse dalla neve. Nessuno sta spalando. A chi toccherebbe fare i lavori? “Non lo chieda a me”, ci risponde il sindaco. Chiediamo al dottor Cola della Protezione civile. “Non so che dirle, si rivolga alla dottoressa D’Ercole della direzione infrastrutture della Regione”. “Le prime venti casette ad Amatrice saranno pronte prima di Natale”, promise Renzi. La gente applaudì. Ora si aspetta solo la prossima riffa.




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