Sonetto di Rustico Filippi "Oi dolce mio marito Aldobrandino

Caro Pier Carlo,
ti propongo un divertente sonetto di Rustico Filippi, che è stato il maggiore rappresentante della corrente realiastico- giocosa  del Duecento a Firenze: siamo già in clima comunale e non più feudale. Ha scritto un curioso Canzoniere, che contiene 58 sonetti, per metà giocosi,  di registro basso, talvolta ai limiti della scatologia, e l'altra metà, di registro cortese, aulici:  considerato il caposcuola della poesia borghese popolareggiante, stupisce il suo  bifrontismo stilistico (Mengaldo, ed. critica, Einaudi, Torino, 1971).
Elvio Bombonato Alessandria

foto:http://www.riccardopiroddi.it/
"Oi dolce mio marito” Aldobrandino

 Oi dolce mio marito Aldobrandino,
rimanda ormai il farso suo a Pilletto,
ch'egli è tanto cortese fante e fino                 
che creder non dei ciò che te n'è detto.         

E no star tra la gente a capo chino,
ché non se' bozza, e fòtine disdetto;               
ma sì come amorevole vicino
coì noi venne a dormir nel nostro letto,

Rimanda il farso ormai, più no il tenere,
ch'e' mai non ci verrà oltre tua voglia,              
poi che n'ha conosciuto il tuo volere.               

Nel nostro letto già mai non si spoglia.             
Tu non dovéi gridare, anzi tacere:
ch'a me non fece cosa ond'io mi doglia.           

Nel sonetto (1290?) parla la donna al marito Aldobrandino, affinché restituisca il gilet a Pilletto, che l'ha dimenticato nella loro camera.  E' l'autodifesa della moglie infedele, con divertita malizia, perché, oltre ad averlo tradito, lo prende pure in giro. L'ipocrisia della donna sta nel linguaggio: usa parole suadenti e tenere, in realtà sfrontate e beffarde, fino all'equivoca risata finale (Quaglio).
Ambiguità lessicale:  Pilletto si è comportato bene; quello che mi ha fatto non mi è dispiaciuto (litote: negare il contrario di ciò che si afferma. Es.: don Abbondio non era nato con un cuor di leone: era pavido).
La moglie al marito ingenuo  nega l'evidenza del proprio adulterio nel momento stesso in cui ammette di averlo commesso.

Schema delle rime; quartine: alternate ABAB  ABAB;  terzine:  alternate:  CDC  DCD.
-  farso:  farseto, corpetto che si indossava sopra la camicia, con o senza maniche .
- fante:  giovane uomo.
-  Cortese e fino:  dittologia sinonimica (usare due aggettivi al posto di uno). Iperbato, perché il sostantivo è  posto in mezzo ai due aggettivi.
-  non déi:  non devi credere al pettegolezzo.
- a capo chino:  umiliato.
-  bozza:  cornuto  (Dante, Paradiso XIX v. 138).
- fòtine disdetto:  te ne faccio la smentita.
- amorevole vicino: ambiguità semantica  (doppio significato) gentile o amante.
- nostro letto:  altra anbiguità semantica.
-  rimanda:  restituisci,  anafora (ripetizione di parola)  del v. 2.; notare il chiasmo, con i due verbi alle estremità del verso e all'interno compl. oggetto+avverbio e avverbio+compl. oggetto.
-  oltre:  contro la tua volontà.
-  si spoglia:  si spoglierà, futuro  (come evidentemente ha fatto).
-  tu non dovei gridare:  è il marito che si è comportato male.
-  mi doglia:  mi possa lamentare.
-  l'ultimo verso contiene la battuta finale con la litote: si è comportato bene, da interpretare: quello che mi ha fatto mi è piaciuto.
Il sonetto dunque, col monologo parlato della moglie, descrive un gustoso quadretto familiare (Claudia Rebuffi); il tono da lei assunto pare quasi un'arringa progressivamente e dolcemente aggressiva, divisa a metà: le due quartine e la ripresa nelle due terzine, in un crescendo argomentativo irresistibile.
Elvio bombonato


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