GLIFOSATO: E’ TEMPO DI AGIRE!
Alla faccia dello IARC (International agency for
research on cancer) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’ECHA, l’Agenzia europea per le sostanze
chimiche, ha affermato che il glifosato non è cancerogeno.Un verdetto in odor
di conflitto d’interessi, basato su un dossier dell’Istituto federale tedesco
per la valutazione dei rischi (Bfr), redatto dalla ‘Gliphosate task force’, un
gruppo di cui fanno parte i produttori di fitofarmaci, come aveva denunciato in
un’inchiesta il settimanale tedesco Die Ziet.Ma soprattutto un verdetto che non
considera tutti gli studi dello IARC, che nel 2015 hanno portato alla
classificazione del glifosato come “sicuramente cancerogeno per gli animali e
probabilmente cancerogeno per l’uomo”, né le numerose pubblicazioni che hanno
dimostrato evidenti correlazioni tra esposizione al glifosato e danni al Dna,
danni celebrali e molte altre patologie.Senza contare tutti i danni indiretti
derivanti dalla devastazione ambientale, dei suoli, delle acque e dell’aria,
nei luoghi in cui queste sostanze vengono utilizzate.Insomma, se la linea
dell’Echa fosse seguita anche dalla Commissione Europea che a dicembre dovrà
pronunciarsi sul pesticida, abbiamo tutti – tantissimo – da perdere. Anzi no.
Non proprio tutti. Qualcuno che grazie alla decisione dell’Echa potrebbe
continuare a guadagnarci c’è… Per esempio il nuovo colosso dell’agrochimica
nato con l’acquisizione della Monsanto, ovvero la multinazionale che produce il
glifosato, da parte dell’azienda tedesca Bayer.Il problema è davvero immenso.
Oggi il glifosato in Italia è presente nella maggior parte dei diserbanti,
viene utilizzato oltre che sui suoli agricoli anche nei luoghi pubblici – come
bordi delle strade, parchi, scuole… – e le sue tracce ormai si trovano anche in
buona parte della nostra catena alimentare.Per questo, diverse volte, sia in
sede italiana che europea, il Movimento 5 Stelle ha chiesto al nostro governo
di dire un fermo NO AL GLIFOSATO e di modificare la sua politica inerente
pesticidi e fitofarmaci. Credete che ci abbiano ascoltato?! Assolutamente no.
Anche se i motivi per farlo ci sono tutti. Per questo è importante che anche i
cittadini facciano sentire la loro voce chiedendo alle amministrazioni locali
di intervenire in merito e firmando la petizione di #StopGlifosato.C’è bisogno
di azioni concrete, immediate e risolutive per dire basta a questa sostanza.
Alcune regioni come Calabria e Toscana lo stanno già facendo, segno che i
motivi per cambiare ci sono, così come le alternative. Non possiamo più
aspettare che l’Unione Europea si schieri dalla parte dell’ambiente e della
salute pubblica, troppe volte ha tradito quel principio di precauzione su cui
dovrebbe basare le proprie decisioni. E’ tempo di agire.
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