Il pressing di Matteo Renzi sul premier. Obiettivo: sconto da dieci miliardi
Dal Def dovrebbe
restare fuori il rialzo dell’Iva nel 2018. Ma la Commissione chiede impegni
precisi sulle riforme
Oramai ci siamo. Le prime, vere Forche Caudine del
governo Gentiloni si stanno avvicinando: mancano due settimane alla
presentazione in Parlamento del Documento di economia e finanza, che
prefigurerà la mega-manovra autunnale per il 2018, e il presidente del
Consiglio ha cominciato a calare le sue carte. E lo ha fatto, tenendo conto del
pressing di colui che quasi certamente sarà confermato segretario del Pd:
Matteo Renzi e che in vista delle elezioni del 2018 non vuole mettere la
“faccia” su misure impopolari. Parlando ai presidenti delle Regioni, Paolo
Gentiloni ha detto: «Ci sono norme e vincoli europei che non dobbiamo dare per
intoccabili, c’è un margine di negoziato. Certamente da qui all’autunno la
discussione con Bruxelles sarà aperta e potrà produrre risultati, sapendo che
da un lato dobbiamo mantenere gli equilibri, dall’altro dobbiamo ottenere una
cornice europea più realistica». Lessico
gentiloniano, ma sostanza “renziana”: cara Bruxelles ci prepariamo ad un lungo
e duro negoziato per strappare nuova e necessaria flessibilità. A Bruxelles la
discussione è aperta, e non da oggi, ma il governo italiano - questa ò
l’nconfessabile scommessa - immagina che un vero scongelamento della “dottrina”
dell’austerity sia destinato a concretizzarsi nel caso in cui le elezioni in
Francia e Germania dovessero confermare la leadership delle forze europeiste. A
quel punto - concordano in via informale Gentiloni, Padoan e Renzi - sono
destinati ad aprirsi margini, di entità al momento imponderabile, ma tali da consentire
una manovra che non strozzi in culla i primi sintomi di ripresina italiana.
Ecco
perché Gentiloni proietta il “redde rationem” all’autunno, ben sapendo però che
prima di allora si preparano passaggi molto delicati. Arrivare all’autunno -
confidano a palazzo Chigi - non sarà una passeggiata di salute. Ma invece una
“via crucis” in tre stazioni di passione. Il primo passaggio è quello del Def
(10 aprile). Il secondo è la correzione di bilancio da 3,4 miliardi (in realtà
un miliardo sarà scomputato per il terremoto), da “calare” dopo Pasqua e il
terzo è la preparazione della manovra per il 2018, la cui entità è ancora tutta
da determinare. Passaggi sui quali Matteo Renzi, dopo i primi congressi di
Circolo del Pd, sentendosi di nuovo l’azionista di maggioranza del governo, ha
chiesto una correzione di bilancio senza aumenti di imposte dirette o
indirette, anche perché - ha avvisato l’ex premier - la “manovrina” dovrà
essere presentata in Parlamento attorno al 20 aprile e una decina di giorni
prima delle Primarie del Pd è “vietato” rendere malmostosi gli elettori. Ma
prima ancora della “manovrina” arriverà il Def, sul quale Renzi ha chiesto
garanzie precise: si può arrivare a fine legislatura - ha spiegato - «se
eviteremo di parlarci addosso» e «sarebbe un errore politico aumentare
l’Iva». Continua a leggere….
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