L’afasia del candidato sindaco

Domenicale ● Agostino Pietrasanta
Non sarà l’affollamento della scorsa tornata, ma anche quest’anno avremo l’imbarazzo non necessariamente gradito, della scelta. I candidati a sindaco sono già sette e si può prevedere qualche aggiunta, nel prossimo immediato futuro. Assistiamo, non senza qualche perplessità, a frantumazioni, divisioni, distinzioni, accorpamenti surrettizi, convergenze ed incontri, altra volta inspiegabili; il tutto però e sempre contro qualcuno. Saremmo anche attenti e speranzosi se la rumorosa grancassa fosse rivolta, almeno per un istante, al futuro governo della città, ma ridurre il tutto a contrastare l’amico più indigesto, induce ad amarezza più che a speranza. Ovviamente e sinceramente senza alcuna riserva personale sui singoli candidati; almeno fino a prove contrarie.
Intendiamoci si dichiara l’intenzione di amare la città, di farla ripartire, di ridarle speranza, ma mi permetterei di aggiungere che nessuno dice quali sarebbero gli strumenti ed i capitoli d’intervento per raggiugere le finalità, tanto ambiziose quanto imprecisate: insomma, candidati in perfetta e, tra di loro, condivisa afasia.
Alcuni amici mi parlano di un’idea di una scelta per rendere Alessandria capoluogo, ma io, duro a capire, non posso che ricorrere a qualche possibile ipotesi. Prpongo dunque qualche esempuio, senza pretenderla, neppure per supponenza personale, ad alcuna completezza.
Vogliamo una città ad interesse turistico? Qualcuno mi oppone di non far celia; eppure non mancherebbero le risorse ed una tradizione. Tempo fa Alessandria è stata ammessa nel gruppo delle città d’arte della pianura padana, per concorrere ad una crescita della promozione culturale che non si fermasse ai grandi centri (Torino, Milano, Venezia). Ai tempi il Consiglio comunale approvò unanime e gli strumenti non mancherebbero. L’Amministrazione comunale pur non essendo proprietaria del complesso Cittadella (il demanio non molla) ne ha tuttavia la custodia di gestione, condivisa col Ministero dei beni culturali e con l’ente Regione.
Si è fatto un gran fracasso, ma ultimemente con le risorse disponibili si è deciso (giustamente) di cominciare dalla riparazione dei tetti. Mi chiedo: le succitate risorse sono tutte necessarie per tali interventi? Quali iniziative per rendere visibile un complesso tanto ambito, quanto sconosciuto, se non agli esperti, al di fuori del contesto cittadino? C’è qualche candidato sindaco, anche al di fuori dell’attuale primo/cittadino, che voglia esprimere un parere? Ci sono risorse museali del tutto cospicue; non ne faccio elenco sia perché finirei per dimeticare parecchio, sia perché mi ripeterei, ma basta andare sul sito del Comune per saperne di più. Il patrimonio , in parte costituisce possesso tradizionale della cutltura cittadina, in parte è stato raccolto negli ultimi decenni. Quanti cittadini e soprattutto quanti ne sanno qualcosa fuori di Alessandria circa una distribuzione su due sedi, (palazzo Cuttica) e sale della biblioteca, in via Machiavelli, nonché altri siti di supporto? C’è un’idea per troivare una sede unica e conseguentemente più raggiugibile per tutti? C’è un tentativo di progetto per rendere visibile e conosciuta la risorsa museale? Capisco che la cultura non si mangia, ma se qualcuno in più visitasse la città, grazie all’interesse turistico, forse qualche azienda commerciale non sarebbe ridotta alla scelta della chiusura.
Vogliamo una città che interessi a qualcuno come centro della logistica? Il discorso qui sembrerebbe chiuso, o almeno sempre più in salita: Le possibili allocazioni dei centri di comunicazione e dei relativi mezzi sono saltati e la stazione ferroviaria è definitivamente emarginata. L’alta velocità non la sfiora, neppure per sempre possibili collegamenti coi centri interessati (Bologna in particolare) ed il Lingotto ha spopolato lo scalo già tra i primi d’Italia. Si può tentare un qualche recupero? La difficoltà non dovrebbe creare ignoranza: si tentino contatti, si comunichino adeguatamente vantaggi, prospettive ed evetuali svantaggi coinvolgendo sul problema una cittadinanza, la quale, a dire il vero, quando le cose sembravano maturare ha fatto di tutto perr metter bastoni fra le classiche ruote convergendo con le indecisioni di un’Amministrazione che un giorno sì e l’altro pure cambiava parere su tutto, senza escludere diverse e contrastanti collocazioni.
Infine. Si vuole tentare una qualche prospettiva di insediamenti commerciali ed industriali? C’è un candidato sindaco che dice una parola? Magari evitando che faraoniche iniziative di grande distribuzione vengano collocate in luoghi in cui, alle prime pioggerelle autunnali si trovano gli altrettanto faraonici parcheggi sotto alcuni metri d’acqua.
In definitiva. Va bene che in campagna elettorale qualche promessa venga lanciata senza guardar troppo per il sottile, ma una qualche indicazione la si dia. E soprattutto non si dica che c’è un progetto che finalmente si rifa all’onestà personale dei “concorrenti”: questo non è un progetto è un presupposto di qualunque umilissimo cittadino.

Se ci siete, ovviamente come candidati, bando all’evidente afasia; se ci siete, battete il classico colpo. Ve ne saremmo grati, anche per poter scegliere e non sparare nel mucchio.

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