Intervista all'autore Paolo Puliti, a cura di Mattia Cattaneo

Intervista in esclusiva per Alessandria Post a PAOLO PULITI, vincitore del SECONDO CONCORSO DI NARRATIVA indetto da "La collina dei ciliegi", a cura di Mattia Cattaneo.
Ciao Paolo. Vuoi dirci chi sei, da dove vieni e cosa fai nella vita?
Mi chiamo Paolo Puliti, sono originario di Castelnuovo di Garfagnana in provincia di Lucca. Ho 56 anni, sono sposato e ho due figli. Da circa 15 anni mi sono trasferito in provincia di Siena, dove lavoro come impiegato presso una tenuta nel comune di Castelnuovo Berardenga.
Quando hai iniziato ad avere questa passione della scrittura?
Ho iniziato a scrivere da pochissimo, sono un “giovane” scrittore esordiente e la cosa è stata molto casuale, nel senso che essendo un appassionato di fumetti e di chitarra, avevo in mente di scrivere un racconto di musica per poi illustrarlo. Mi sono reso conto poi che mentre scrivevo il primo breve racconto avevo già in mente il secondo e poi il terzo e così via. La scrittura ha preso il sopravvento sul resto e i fumetti sono passati in secondo piano ed è stato così che ho scoperto il piacere di scrivere e di raccontare storie.
Sei uno scrittore esordiente ma hai già pubblicato un racconto “millenovecentosettanta” nell’antologia criminale del concorso “Garfagnana in giallo 2016”. Come è stata questa esperienza?
È stato un ritorno a casa. Ho raccontato di un omicidio compiuto nel 1970 e risolto solo 30 anni dopo durante i festeggiamenti del capodanno del 2000. I luoghi ma anche i personaggi sono quelli della mia infanzia e il fatto che il mio racconto sia stato inserito nell’antologia criminale 2016 mi ha semplicemente fatto molto piacere.
Ci sono degli autori, anche della scrittura “gialla”, a cui ti ispiri?
Ho letto molti gialli, è un genere che mi piace e mi rilassa molto. Ho letto i classici come Conan Doyle, Agata Crhistie, Van Dine fino a Stephen King ecc.. Ultimamente ho scoperto i gialli di Marco Vichi e del suo commissario Bordelli, ecco forse mi piacerebbe scrivere come lui.

Come è nato il romanzo “L’orto del tenente”?
Lo spunto mi è venuto da un fatto realmente accaduto in un podere proprio vicino a casa mia dove nel 1944 un gruppo di nazisti compì una strage di donne e bambini. Ho avuto l’idea di una vendetta consumata anni dopo, in tempo di pace; lasciando da parte ogni sorta di giudizio o condanna nei confronti di chiunque, vittime o carnefici, ho semplicemente cercato di raccontare una storia.
Come è nato il personaggio di Michele Trevi, protagonista del testo?
Michele Trevi aveva fatto la sua prima apparizione in un racconto che ho autopubblicato come e-book. In questa storia dal titolo “Fino all’ultima goccia” il commissario si trova alle prese con l’omicidio di un famoso cantante e dove l’arma del delitto è una chitarra elettrica, tanto per rimanere nel campo delle mie passioni. È sempre difficile creare un personaggio nuovo, soprattutto parlando di commissari o ispettori vari, e anche Michele Trevi a volte mi ricorda un po’ i suoi colleghi più famosi, ma nella terza e, credo ultima storia che ho già scritto e che lo vede protagonista, forse riuscirà definitivamente a staccarsi da ogni cliché e a brillare di luce propria.
Cosa vuoi consigliare a chi ha deciso di intraprendere la strada della scrittura’.
Quello che consigliano tutti quelli che ne sanno sicuramente più di me: leggere molto e scrivere sempre. Mi permetto invece di dare un consiglio a quelli che non hanno mai scritto niente e che magari per timore o per pudore pensano di non essere in grado di farlo: provateci, non costa niente. Scrivete qualsiasi cosa vi passi per la testa, vi si aprirà un mondo che non pensavate esistesse ma che era già dentro di voi.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
A breve quello di finire l’ultima storia del commissario Trevi e di partecipare all’edizione 2017 del Garfagnana in Giallo. A lunga scadenza quello di scrivere un racconto lungo, un romanzo di cui al momento ho solo qualche idea in testa e nient’altro. Ma questa è un’altra storia. 


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