Al pronto soccorso di Alessandria

by Pier Carlo Lava
Tempo fa abbiamo letto su Vanity Fair una lettera nella rubrica “Ricominciamo di Massimo Gramellini”.
Alessandria: Simona, così si firma scrive,“Dopo 11 ore nel pronto soccorso dell’ospedale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria, ho creduto che ci avessero dimenticato.”

Poi continua osservando i volti dei dottori e infermieri che nelle ore cambiano fisionomia per la stanchezza e le voci frustrate che al telefono implorano i reparti di trovare un letto agli ammalati più gravi. 

Aggiunge che al cambio turno la dottoressa Simo li fa entrare e “mentre cerca di fermare l’emorragia della sua mamma le posa un bacio sulla guancia, come se volesse scusarsi di averli fatti aspettare e per la gioia per avere individuato tra centinaia di valori degli esami, uno che nessuno aveva notato,  che spiegava quello che stava accadendo”. 

Infine conclude elogiando i medici che hanno continuato a lavorare oltre il turno, combattendo con strutture inadeguate, e ricevendo un grazie dai pazienti se le cose vanno bene e gli insulti se vanno male.

E le dice “Di queste persone e delle loro battaglie quotidiane non importa a nessuno: ne scriva lei” e così verrà fatto.
Nella risposta Massimo Gramellini, coglie l’occasione per raccontare una vicenda vissuta coinvolto in prima persona all’inizio della sua carriera di postino del cuore, nella primavera del 1988.

Gramellini continua elencando i mali dell’Italia o per meglio dire di una minoranza di italiani, menefreghisti, corrotti, incapaci e superficiali e ribadisce che c’è una maggioranza silenziosa che nonostante tutti i problemi e le difficoltà, continua in modo encomiabile, con abnegazione e senso del dovere a fare il proprio lavoro con impegno, competenza, onestà e sensibilità verso il prossimo. 
Leggendo la lettera e la risposta di Gramellini, ci corre però l’obbligo di fare alcune considerazioni.
Siamo ovviamente pienamente concordi sul fatto che in tutte le strutture pubbliche, ci sono lavoratori a vari livelli di incarico che ogni santo giorno svolgono la propria attività con impegno, professionalità e dedizione, come avviene nelle aziende private. 
Se fra privato e pubblico (e non ci riferiamo specificatamente all'ospedale) esiste una differenza questa è nella produttività complessiva, dove quest’ultimo appare penalizzato proprio da quella minoranza della quale parla Gramellini, ma questo è un altro aspetto che abbiamo già trattato con un post sul blog “Alessandria Post”, non molto tempo fa.
Ciò che invece deve fare riflettere sono alcuni aspetti che definiamo preoccupanti, innanzitutto l’attesa di ben undici ore al pronto soccorso prima di essere visitati da un medico, non è dato sapere il colore del codice con il quale la signora in questione è stata classificata all’arrivo, ma trattandosi di un emorragia l’attesa ci pare francamente eccessiva. 
Un altro aspetto sul quale riflettere (stando a quanto si scrive nella lettera) e relativo al fatto che nessuno a parte la dottoressa Simo, aveva individuato un valore negli esami che rappresentava la causa del problema, in tal senso sorge una domanda chi li aveva visti prima? è preoccupante che nessuno lo avesse rilevato.
Ed infine ben venga l’abnegazione, l’impegno e la professionalità della maggioranza del personale medico e infermieristico che si prodiga al massimo e anche oltre a quanto dovrebbe, per sopperire alle carenze di una minoranza mediocre incapace e irresponsabile, e i casi di malasanità come purtroppo sovente le cronache ci riportano lo confermano.
C’è però un problema principale il più importante di tutti, i tagli del Governo alla sanità che costringe le Regioni ad adeguarsi e che conseguentemente sta provocando enormi difficoltà in tutto il comparto, con pesanti e preoccupanti riflessi sulla salute dei cittadini. 

Un problema che non si può risolvere solo con l’impegno della maggioranza di chi opera nel settore, anche se è meritevole e contrariamente a quanto avviene andrebbe riconosciuto, ma rivedendo le politiche sanitarie a livello nazionale mettendo al primo posto la salute dei cittadini e il sacrosanto diritto di tutti ad essere curati nelle strutture pubbliche, come prevede la Costituzione italiana.

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