Adolescenza e disturbi alimentari: un romanzo.

Adolescenza e disturbi alimentari, storia di Vanessa ed Erica che entrano ed escono da una clinica, l’inabissarsi dentro fame, la risalita, l’amicizia che si salda e si disfa seguendo la guarigione. Questo è Ellissi (Bompiani) il romanzo di Francesca Scotti pubblicato in marzo. L’ho intervistata per il settimanale Gioia ma lì sono state pubblicate solo un paio di domande e risposte. Qui invece posto l’intero nostro dialogo.

Vorrei sapere da te come nasce questo libro, a chi si ispirano li personaggi delle due ragazze, se ci sono elementi autobiografici
Questo libro nasce dal desiderio: quello di osservare e guardare a un momento della vita non così distante da me ma abbastanza per poterlo filtrare in una storia; quello di raccontare l’energia vitale delle prime amicizie – che sono amore – e i sodalizi positivi per alcuni aspetti ma venefici per altri; quello di scrivere del corpo, dei suoi primi dolori ma anche delle sue immense e meravigliose risorse una volta che ci si riappacifica con lui. Le due protagoniste si trovano in quella fase della crescita in cui il corpo e il contesto in cui si vive cominciano a cambiare rapidamente e non per forza in sintonia. Mutano le occasioni, i riferimenti, il carattere delle relazioni. Un corpo fino a poco prima piccolo, bisognoso di essere nutrito e accudito diventa autonomo nelle forme e nei desideri. Un corpo che comincia davvero a relazionarsi con l’esterno, con le aspettative e le richieste del mondo – e con i propri importantissimi desideri.


Nella storia di Erica e Vanessa c’è anche la tua storia autobiografica?

Mio è stato il corpo di bambina sportiva (ho pattinato su ghiaccio a livello agonistico fino alle superiori) che ad un certo punto si è scoperto avere un metabolismo strambo: a fronte di una magrezza del fisico, una produzione altissima di colesterolo. Molte analisi, molta attenzione al cibo, agli alimenti, alle diete. Insomma mia è la storia di un corpo che ha conosciuto molto presto le forme di controllo, il linguaggio dei grassi e della chimica degli alimenti, del piacere di alcuni cibi proibiti e della rinuncia. Mio è però anche un corpo atletico, forte e curioso. Un corpo al quale voglio molto bene. Vanessa ed Erica, così come gli altri personaggi del libro, sono frutto dell’immaginazione che spero sia riuscita a condensare esperienza, ricerca, ascolto di voci care e amiche che hanno attraversato – ciascuna a suo modo e in fasi diverse della vita – il confronto/scontro con la propria crescita e trasformazione.


Per chi hai scritto questo libro?

Vorrei fosse per chiunque abbia voglia di ascoltare una storia, a qualsiasi età. Una storia magari in cui specchiarsi, o nella quale ritrovare uno scampato pericolo, o ancora: una storia che dia qualche suggerimento su come guardarsi intorno. Mi piacerebbe – ambiziosamente! – che fosse un libro per chiunque così come chiunque ha un corpo che gli permette di vivere e abitare il mondo. Mi piacerebbe – ancora più ambiziosamente! – che potesse portare conforto ad alcuni o creare uno sconforto reattivo in altri.

Mi colpisce molto che nel tuo romanzo, più del disordine alimentare, è centrale un disordine emotivo di entrambe le protagoniste che non dona allegria ma è lugubre e angosciante: è solo una mia impressione?

No, non penso sia una tua impressione. O almeno: quello che mi dici rispecchia il mio sentire. Credo che per le protagoniste (e forse in generale) il distacco dal mondo dell’infanzia porti con sé un cambiamento di tinta e di grana del proprio sentire, immaginare, desiderare. In quella fase accesa della vita appaiono le prime domande sul senso dello stare al mondo, sull’importanza di alcune scelte. Appaiono le prime domande sulla propria identità, i desideri, la sessualità. E talvolta questi interrogativi creano fratture, schiudono porte che danno su universi spaventosi. Si fanno strada emozioni più tese, le inquietudini, la paura e anche il senso dell’altro acquisisce nuovi volumi. Ma non volevo raccontare solo la tristezza e la confusione di quel passaggio: anche l’incanto di riappropriarsi del proprio corpo, della propria immagine di sé e del proprio sentire. La meraviglia di riempirsi i polmoni e godersi la vita attraversando momenti più o meno complessi. E spero tanto che anche questo si senta.

Nella tua ricerca per la scrittura del romanzo hai incrociato tema dell’età sempre più bassa dei disturbi alimentari? Se sì che idea ti sei fatta?

Per scrivere questo libro mi sono anche documentata, sia sull’evoluzione del fenomeno sia sullo stato attuale. Ovviamente la mia è solo un’intuizione ma credo che i dati relativi all’abbassamento dell’età abbiamo a che fare con la richiesta sempre più pressante di “apparire”. Apparire in un modo e con un corpo che non sono reali, così come non sono reali i modelli di riferimento e i corpi proposti a livello mediatico. Credo che sia sempre esistito uno scollamento tra reale e mediatico ma credo anche che ora questo divario sia davvero molto ampio. Così ampio da riguardare anche il riflesso allo specchio che non è in grado di restituire l’immagine così sapientemente modificata attraverso filtri, e maschere social. Da un lato c’è questo divario e dall’altro penso ci sia anche il confronto con un mondo adulto con il quale è complicato trovare un terreno di dialogo e condividere un linguaggio.



francesca scotti

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