Io vivere vorrei addormentato entro il dolce rumore della vita, di Sandro Penna 1938

by, Elvio Bombonato Alessandria
E' un distico (strofa di due versi endecasillabi); un epigramma o un'epigrafe per il tono asseverativo, temperato dall'ottativo "io vorrei" che esprime desiderio.  
Notevole per martellare il ritmo l'anastrofe “vivere vorrei” anziché “vorrei vivere”.  Non vi è la rima ma quasi:  ato/ ita. Lieve enjambement (quando la frase non coincide col verso), che stacca e mette in rilevo l'incipit del secondo verso: l'avverbio di stato in luogo ENTRO, che indica l'aspirazione a regredire nella protezione del grembo materno. 
DOLCE RUMORE lieve ossimoro (due parole di significato opposto accostate, es. ghiaccio bollente), calco del leopardiano "lieto romore" del "Sabato del villaggio". “Rumore della vita”:  metafora per spostamento di campo semantico, rumore è concreto, vita astratto. 
Analisi fonematica: la costrittiva labiodentale sonora V imprime forza, accentuata dall'allitterazione (ripetizione di consonanti vicine per ripeterne il suono) “vivere/vorrei” della costrittiva alveolare vibrante R la consonante più sonora, spesso onomatopeica ( imita il suono, adorata da Pascoli). Nel secondo emistichio (a seconda metà di un verso lungo) dominano le dentali occlusive sonora D e sorda T, entrambe doppie.

Secondo verso: ritroviamo le dentali D e T due volte ciascuna., due presenze della sonora R. Ma il secondo verso è più morbido del primo,  perché domina la liquida costrittiva alveolare laterale L, la consonante "peluche", che crea tenerezza: quattro volte. 
 Lirica concentratissima: pochissime parole, tanti sentimenti, sensazioni, emozioni. Potrei continuare due pagine a spiegarla: quando il commento trasborda, per inferenza (deduzione), cogliendo le ellissi (le cose dette senza dirle,  sottintese, spesso più importanti di quelle dette. Propria dei grandi poeti, Dante in primis).  
Elvio Bombonato

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