Legione

di fabrizio centofanti
Dovremmo esercitarci a togliere. Sono rimasto all’improvviso senza cellulare, per un problema al display, e si aprono scenari inusuali: potenzialità accresciute, il tempo dilatato, orizzonti interiori ampliati e rifioriti.Il male tende a restringere la visuale, a fissare una sola prospettiva: la pubblicità attira l’atten In modalità ripetitive. È il famoso uomo a una dimensione, schiacciato sul lato materiale delle cose. La molteplicità carnale s’impossessa di te, diventi un fascio d’istinti, che finiscono col dominarti: come ti chiami? Il mio nome è Legione, perché siamo in molti, risponde a Gesù l’indemoniato di Gerasa.Ecco il senso del digiuno: togliere, orientarsi all’essenziale, ritrovare il gusto dei sapori, degli odori, del tatto, riscoprire a uno a uno i sensi interiori. “Certi demoni si scacciano solo con la preghiera e col digiuno”, ossia con la relazionalità e la sobrietà.Gli istinti portano al vizio: quello dell’ossesso geraseno era la violenza, insita in tanti atteggiamenti di persone prese dalle “cose”. Ecco perché è importante il cammino contrario, verso la virtù. Oggi persino il termine è in disuso, figuriamoci l’esperienza concreta. Eppure l’alternativa è secca: o cadi nel vizio o persegui la virtù.Personalmente parlando (“imparate da me”), Gesù ne proponeva due: la mitezza e l’umiltà. Potremmo partire da qui, cioè da Lui, che è l’Inizio e la Fine, per cui dove peschi, peschi bene.

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