Nuti: Alda Merini? Aveva la musica nel dna, la più grande poetessa del novecento

Giovanni Uti, Monica Guerritore/Sonia Ritondale
ROMA «L’amore di Alda per la musica è sempre stato molto profondo: era scritto nel suo dna e, soprattutto, era connaturato alla suo modo di esprimersi». Così Giovanni Nuti, presenta “Il canzoniere di Alda Merini”, eccezionale cofanetto che contiene l’intera produzione in musica della poetessa milanese, raccolta in 16 anni di collaborazione e appena uscito. L’opera verrà presentata il 23 al Teatro Sistina, con la partecipazione, fra gli altri, di Renzo Arbore, Simone Cristicchi e Peppe Barra.
Se avesse voluto, Alda sarebbe potuta diventare anche una grande cantautrice?
Credo di sì, perché, oltre alle ovvie capacità liriche, era brava a improvvisare e al piano. E poi, anche se diceva l’esatto contrario, aveva una voce meravigliosa, espressiva. Senza dimenticare una gran cultura che andava dalla classica fino a Dalla e Celentano.
Com’era il vostro rapporto?
Unico. Prima di andarsene, mi ha lasciato “le sue impronte su questa terra”, cioè il compito di diffondere le sue opere. Non per tenere in vita la sua fama, ma per trasmettere la sua anima, per far sì che la sua poesia potesse servire agli altri, soprattutto ai giovani, per trovare una propria serenità, un proprio equilibrio.
Il cofanetto vede la partecipazione di una parata di stelle: Milva, Concato, Ruggeri,

Cammariere, Monica Guerritore. C’è qualche nome che le è sfuggito?
No, sono soddisfatto di aver messo insieme 29 talenti, tutti di gran cuore e tutti innamorati della più grande poetessa del Novecento.

Ven, 20/10/2017
DOMENICO PARIS


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