L'amore che mi resta, di Michela Marzano
by, Cristina Saracano
Alessandria: Un romanzo che narra la storia di un disagio dalle proporzioni enormi. Una madre riceve una telefonata. Una figlia sta molto male. È in pericolo di vita. La madre non ce la fa a vederla ancora una volta viva.
Alessandria: Un romanzo che narra la storia di un disagio dalle proporzioni enormi. Una madre riceve una telefonata. Una figlia sta molto male. È in pericolo di vita. La madre non ce la fa a vederla ancora una volta viva.
È ispirato alla vita dell’autrice, che vent’anni fa,
anoressica e depressa, ha tentato il suicidio, ma, fortunatamente, in questo
caso, ce l’ha fatta: ha rivisto sua madre, gli amici, i parenti, è ritornata a
vivere.
Giada, la protagonista del libro, no.
Inizia così la storia, la narrazione di un dolore, il
tentativo di trovare le parole per descriverlo, per conviverci. È molto
difficile. Non esiste parola in nessuna lingua che indichi la perdita di un
figlio: esiste orfano, per la perdita di un genitore, esiste vedovo, per la
perdita di un compagno di vita, ma un genitore che perde un figlio come si può
definire? È una situazione insopportabile. Pare impossibile poter continuare, o
ricominciare a vivere.
Si ricorda tutto di lui: sembra presente in ogni angolo della
casa, ci si ricorda degli odori collegati a lui.
I ricordi olfattivi sono sempre molto intensi.
Inoltre, se la perdita è voluta dallo stesso figlio, se è
stato lui, e lui solo, a decidere di farla finita, allora i perché, i dubbi,
gli interrogativi diventano davvero insostenibili. Ci si carica di sensi di
colpa, aumentano le domande: “Perché è successo?” “Come ho fatto a non
accorgermene?”
Questa è una storia di maternità e di amore materno. Perché
questa madre, adottiva, colma d’amore, ama la figlia come avrebbe voluto che
sua madre amasse lei. Perché amare è dare tutto quello che vorremmo ricevere,
ma quello che gli amati vorrebbero ricevere è diverso.
Da tutto ciò nascono le incomprensioni tra genitori e figli,
perché, purtroppo, l’amore non riesce sempre a mettere tutto a posto.
Dopo diventa difficile reagire, ma bisogna farlo, non restare
immobili, metabolizzare il lutto, circondarci di persone capaci di ascoltare.
La madre è esausta, svuotata, ma il padre la esorta ad andare
avanti, a non arrendersi, anche per l’altro figlio, Giacomo.
In un pomeriggio di metà novembre, quando fuori fa già buio e
regnano freddo e un po’ di umidità, Michela Marzano, l’autrice parla
appassionatamente e legge alcuni passi di questa storia con un trasporto e
un’intensità emotiva unici, spiega che ha impiegato molto tempo a scrivere
questo libro, solo in parte autobiografico.
Giada non si salva, lei, invece, sì. Michela è figlia, ma non
madre, quindi si è dovuta preparare per descrivere al meglio le emozioni e le
sensazioni di una madre.
Michela ha voluto chiamare il fratello di Giada, Giacomo, il
nome di suo marito, per avere una maggiore vicinanza affettiva.
L’autrice è al suo primo romanzo, prima aveva scritto solo
saggi.
Ma dopo la presentazione dell’Amore che mi resta in giro per l’Italia,
e un poco di riposo, si dice pronta a scrivere un altro romanzo, perché trova
la scrittura più coinvolgente.
Del resto, si parla d’amore.
E l’amore non ha confini.
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